Sentieri interrotti: Il Rebet
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Sentieri interrotti: Il Rebet

Il rebet. Anche in ambito musicale qualche cultura si afferma, qualcuna si modifica. E qualcosa quasi scompare

L’arte, intesa come l’insieme delle tensioni creative ed il loro prodotto, che siano orientate alla rappresentazione della realtà ed alla comunicazione di un messaggio, oppure semplicemente vissute come forma di svago e distensione, è stata sempre caratterizzata da percorsi iniziati, intrapresi e conclusi attraverso il tempo e lo spazio.

 

Le menti, le azioni, i pensieri e la passione di tutti gli uomini che partecipano o hanno partecipato al banchetto dell’arte, si sono dovute confrontare, scontrare, unirsi e dividersi, soffrire e gioire, con il solo conforto di sapere che la loro opera avrebbe fatto progredire in meglio l’essere umano.

  

Sentieri difficili, sentieri che si sono cementati nella storia e sono diventati strade, viali, ma che a volte sono stati anche bruscamente interrotti.

 

 

 


La musica ha scandito gli eventi da quando l’uomo, con il buio della notte dietro e la luce di un fuoco davanti, sedeva in cerchio mangiando carne cruda.

 

Quel uomo, che dipingeva scene di caccia sulle pareti delle grotte, che cantava e soffiava nelle ossa svuotate per sentire il suono di un flauto, che ritmava i colpi delle sue mani sulle pelli di tamburo, non era tanto diverso nell’anima, da quello che oggi siede sul palco di un teatro e accarezza i tasti di un piano o pizzica le corde di una chitarra.

 

La musica unisce e divide, addolcisce la tristezza, amplifica la gioia, trasmette emozioni e concetti in modo più astratto, ma più solido ed efficace, di ogni altra forma di comunicazione artistica figurativa.

 

Il messaggio, la forma e la natura del veicolo musicale, seguono un preciso itinerario, sono parti di un tutto armonico che nascono, si sviluppano e muoiono insieme.

 

L’uomo, ad esempio, che rappresentava sé stesso nella tragedia greca, con le sue umane debolezze, con la sua divina grandezza, con il suo desiderio di infinito, è il padre di un percorso che arriva a toccare i rebetes del ‘900 e l’immortale opera del maestro Mikis Theodorakis.

 

Se gli antichi aedi, con la cetra, cantavano l‘ira di Achille e l’ingegno di Odisseo, oggi,  con il bouzouki e il baglamas, cantano le imprese del Mangas, il nostro eroe greco moderno.

 

L’eroe, che sopporta le avversità della vita ballando e cantando, non si fa sottomettere da nessuno, Ottomani, Nazisti o dittatori della globalizzazione moderna, che cercano di appiattire le identità nazionali in favore di una logica di potere totalizzante.

 

Il viaggio dell’artista di ieri, come quello di oggi, è iniziato nella notte dei tempi, ma non è mai terminato e troverà sempre spunti di ispirazione e di progresso finché ci sarà un’idea da esprimere o un amore da vivere e purché, chi intraprenda la strada produttiva, sia mosso dal desiderio di creazione e sviluppo collettivo e non solo da beceri motivi di lucro.

 

 

                                                                                                   Μανoλιs Σκουφαs

 

 

 

 
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