 La Storia, al pari delle nostre vite, è regolata da treni presi e treni persi, di porte scorrevoli, di sliding doors, di What If... grandi così. I romanzieri di fantascienza su questo cosa sarebbe successo se ci hanno costruito una branca della stessa: i romanzi ucronici o di ucronie. Il giornalista Pasquale Chessa con il suo libro Se Garibaldi avesse perso con sottotitolo Storia controfattuale dell’Unità d’Italia nel suo libro prova ad investigare, senza indulgere nella fiction, cosa sarebbe successo se Garibaldi si fosse fermato a Marsala; se Franceschiello avesse vinto; se Vittorio Emanuele II avesse scelto di espandere il Piemonte verso la Francia; se l’Austria fosse riuscita a mantenere il governo del Nordest?
Il libro, edito da Marsilio Editore, la casa editrice della Millennium Trilogy di Stieg Larsson, Se Garibaldi avesse perso Storia controfattuale dell'Unità d'Italia (pp. 112, € 12.00) a cura di Pasquale Chessa si configura come saggio alternativo godibile, colto e, per certi versi, sorprendente.
Il libro mette alla prova della storia controfattuale le vicende della storia risorgimentale, fino all’Unità e oltre, per entrare nelle dinamiche più nascoste dei fatti e verificarne la plausibilità storica sulla base di procedure scientifiche. Se mai la storia può essere considerata una scienza, non è sulla certezza sperimentale delle conclusioni che bisogna cercare la verità, ma sulla reperibilità scientifica delle procedure con cui si raccontano e si verificano i fatti, perché la verità dei fatti raccontati non è il punto di partenza ma di arrivo.
Che cosa ne sarebbe stato della penisola italiana se l'impresa del 1861 fosse fallita? E se la diplomazia di Cavour avesse perso? E se Vittorio Emanuele II non fosse andato a Teano? Nel momento in cui sembrava che il sentimento nazionale fosse oscurato da un diffuso opportunismo localista, Pasquale Chessa ha chiesto a sei grandi storici di mettersi alla prova della controfattualità: capire come sono andati i fatti confrontandoli con le alternative possibili e anche probabili.
Giuseppe Berta, Emilio Gentile e Giovanni Sabbatucci dialogano sugli eventi del Risorgimento, che erano “appesi a un filo”, mentre Luciano Cafagna, Franco Cardini e Mario Isnenghi nel loro racconto ipotetico assumono il punto di vista di tre protagonisti: Cavour, Francesco II, Garibaldi.
Il gioco si rivela ricco di sorprese e suggestioni per l'Italia di oggi e liquida i pregiudizi prodotti dalla “storia fatta con il senno di poi”.
Immaginare seriamente il destino di piccole Italie ha di per sé la conseguenza di rafforzare l'unità nazionale che è - come scrive il presidente Giorgio Napolitano, interprete del nuovo patriottismo – “l'autentico fine da perseguire”.
L’autore: Pasquale Chessa (Alghero, 1947), giornalista dell'”Espresso”, “l'Europeo”, “Epoca”, “Panorama”, già docente di Storia dei fascismi in Europa alla Sapienza di Roma. Tra i suoi libri: Rosso e Nero (con Renzo De Felice), Italiani sono sempre gli altri (con Francesco Cossiga), Guerra Civile, Dux e L'ultima lettera di Benito (con Barbara Raggi). Attualmente collabora a “Reset”, “il Fatto Quotidiano” e “La Nuova Sardegna”.
Sara Salmaso Ufficio stampa Marsilio tel. 041 2406 536 e-mail: s.salmaso@marsilioeditori.it
Massimo Bencivenga |