Ipazia e Agorà. E del perchè le scienze non sono sexy per giovani e ragazze
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Ipazia e Agorà. E del perchè le scienze non sono sexy per giovani e ragazze

Il film Agorà offre lo spunto per parlare di una pioniera della scienza, finita male, e del grado di appeal delle scienze su giovani e ragazze

Ipazia e Agorà. E del perchè le scienze non sono sexy per giovani e ragazze

Questa volta la mia musa ispiratrice per il post ha le fattezze, caso abbastanza raro, di un film: Agorà.
Il 391 d.C è stato un brutto anno per la nascente Chiesa di Roma, ma più ancora per il mondo della cultura. Il 391 d.C è l’anno della distruzione della più famosa Biblioteca dell’antichità: la Biblioteca di Alessandria di Egitto.
Per la verità i fatti del 391, ossia il là ad un’opera vandalica in seguito ad un editto dell’imperatore Teodosio I, un imperatore ostile ed allergico alla cosiddetta “saggezza pagana” sembrerebbero riguardare solo il Serapeo, la biblioteca minore di Alessandria, secondo altri quest'ipotesi sarebbe originata invece da una confusione tra le due biblioteche di Alessandria.

Sia come sia i romani sin dal 48 d.C, regnante Giulio Cesare, hanno attentato al sapere della Biblioteca che vide transitare nelle aule e sudare sulle pergamene personaggi quali Euclide e Eratostene di Cirene, l’uomo che misurò la terra con una buona, ottima direi, approssimazione.
Ma il film Agorà è incentrato intorno alla figura di Ipazia. E qui parte il marketing.

 

 

 

Su alcuni giornali e riviste così, d’amblè, la figura di Ipazia viene dipinta come “Celebrata lungo i secoli come un’eroina del libero pensiero”.

 

Ora chi ha scienza e coscienza provi un po’ a domandare in giro ad amici laureati in filosofia, in letteratura, in scienze, in fisica, in ingegneria se hanno mai sentito il nome di questa eroina.
Dubito che si possa arrivare ad una percentuale intorno al 10%. Eppure il marketing si è messo all’opera, non diversamente da come fu fatto, e bene, nel film A beautiful mind con l’ex generale Massimo che diventa il professor John Forbes Nash Junior, e Ipazia è diventata, come abbiamo già riferito, un'eroina ed una martire della Scienza, diversi secoli prima di Galileo. 
Ma Ipazia è stata una filosofa o una scienziata? L’un e l’autre, direbbero i francesi, e non a caso la separazione netta della conoscenza è qualcosa di relativamente recente e affonda le origine nella Royal Society.
Prima il filosofo era anche matematico e naturalista e medico. E viceversa.
Basti pensare a Leibnitz, Galileo, Newton, senza scomodare gli eclettici ingegni, Leonardo, Michelangelo, Leon Battista Alberti, Brunelleschi, del Rinascimento Italiano.

 

Ipazia era scienziata e filosofa, la più importante esponente delle dottrine platoniche del tempo. Ipazia era figlia di Teone, rettore dell’università di Alessandria e famoso matematico egli stesso, ed era uno spirito libero, tutta dedita alla sua ricerca della “verità”, anche scomoda, anche in contrasto con la religione in ascesa a Roma.
In un mondo, quello della Scienza che anche ai giorni nostri è terreno quasi esclusivamente maschile, Ipazia viene ricordata nella Storia delle Scienze come la prima matematica della storia. Per certi versi, e per lungo tempo, fu la sola matematica, bisognerà aspettare e veder trascorrere più di un millennio per trovarne altre, per arrivare a Maria Agnesi a Sophie Germain. Bisognerà attendere il Settecento.

 

Ipazia fu anche l’inventrice dell’astrolabio, del planisfero e dell’idroscopio, oltre che la principale esponente alessandrina della scuola neoplatonica.

 

Il novecento ha visto una gigantessa ergersi nel sole della scienza: Maria Skłodowska, il mondo la conosce meglio come Maria Curie. Unica donna, e forse unico caso, anzi ne sono quasi sicuro, a vincere il Nobel in Chimica e Fisica, ma nonostante tutto, nonostante Maria Curie, in Italia a livello di scienziate siamo ferme a due arzille vecchiette, una addirittura ultracentenaria: Rita Levi Montalcini e Margherita Hack.
Tutto ciò nonostante negli ultimi 15 anni le università abbiano sfornato un numero di donne laureate in Ingegneria superiore ai novanta precedenti. Certo, sicuramente è un po’ presto per tirare le somme, una stima da qui a 20 anni avrebbe un maggior valore statistico, ma l’’impressione e che non solo l’università italiana tenda a discriminare chi non appartiene a certi gruppi, ma anche le donne che vogliono cimentarsi nelle scienze.

 

Maria Curie morì per effetto delle radiazioni che studiava insieme al marito (il curie unità di misura della radioattività), Ipazia fu uccisa in modo orribile dai cristiani, dai cattolici: fu scarnificata con conchiglie affilate, smembrata e bruciata. La figlia di Maria Curie fu Nobel per la Chimica, Ipazia non ebbe figli.
Maria Curie è sepolta tra i grandi, al Pantheon di Parigi, la fine di Ipazia l’abbiamo già riferita.
Martire del paganesimo e della scienza, ecco cosa è stata Ipazia.
Il film Agorà non so come sia, ma spesso un film fa rimpiangere un buon libro.

Una bella menzione ad Ipazia (lì mi sono imbattuto per la prima volta nel nome e nella personalità di Ipazia) è contenuto nel bel romanzo Il Teorema del Pappagallo, in realtà un escursus sulla Storia della Matematica sotto forma di romanzo divertente e colto, di Denis Guedj, matematico e romanziere algerino.

 

Forse ha ragione Piergiorgio Odifreddi quando sostiene che nelle scuole si studia 3 volte la vita e le gesta di Carlo Magno, 2 volte Mitriade e mai la vita di Isacc Newton, eccezion fatta per la leggenda (?) della mela in testa.

Se i giovani non si avvicinano alla scienza è anche perché non diamo loro modo di farlo. Ed è un peccato, perché, dopotutto, Jerry Yang e David Filo di Yahoo!, Sergei Brin e Larry Page di Google, Mark Zuckerberg di Facebook, Jeff Bezos di Amazon, Marc Andreessen di Ning, Niklas Zennström e Janus Friis di Skype sono matematici ed informatici e non architetti e linguisti.

Sono giovani. E ricchi.

Massimo Bencivenga

 

Nella foto Rachel Weisz nella parte di Ipazia    

 
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