40 anni fa il primo passo sulla Luna. Non tutti sanno perņ che l'Italia...
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40 anni fa il primo passo sulla Luna. Non tutti sanno perņ che l'Italia...

Dal passo di Armstrong sulla Luna all'incursione nel Nuovo Mondo di Enrico Fermi

40 anni fa il primo passo sulla Luna. Non tutti sanno perņ che l'Italia...

“Un piccolo passo per l’uomo, ma un grande balzo per l’umanità”. Queste parole sono state mandate a memoria e ancora saranno ricordate dalle future generazioni perché sono le parole pronunciate 40 anni fa al momento dello sbarco sulla luna.
Per la verità sono in tanti, soprattutto i teorici del complotto globale, ad avere forti dubbi sul fatto che quello sbarco sia effettivamente avvenuto, ma diamo per buono lo sbarco, in caso contrario sarebbe il più grande illusionismo mai concepito dall’uomo.
 

Occorre però porre l’accento sul fatto che le capacità tecnologiche di una nazione si misurano essenzialmente e basicamente su programmi ad ampio respiro quali possono essere un programma nucleare o spaziale.
Non è assolutamente un caso che i primi due Stati a lanciare un satellite in orbita siano stati l’Unione Sovietica con lo Sputnik nel ’57 precedendo di pochi mesi il satellite Explorer degli Usa, uno smacco notevole ai tempi per la presunta superiorità tecnologica degli statunitensi. E non è un caso l’attenzione degli stessi al programma nucleare, la guerra fredda era anche una guerra tecnologica, non che adesso sia diverso, ma ci sono meno segreti e secretazioni in atto.
Quello che può sembrare inverosimile, alla luce di ciò che è successo poi, è che l’Italia, in un tempo che sembra una vita fa (1964), con il San Marco fu la terza nazione al mondo a mandare in orbita un satellite. 

Poi tutta una serie di traversie politiche hanno azzoppato, e continuano ad azzoppare, il programma spaziale italiano e siamo rientrati nei ranghi ma, alla luce di ciò possiamo, una  volta tanto con orgoglio, dire di essere stati pionieri dello spazio.
Il 40esimo anniversario dello sbarco sulla Luna cade nell’anno in cui una nostra connazionale, Samantha Cristoforetti, è stata la prima donna europea selezionata come astronauta in ambito ESA.
Spiace constatare che l’italietta non riesce a dare impulso e seguito ad energie e capacità che, in altri tempi, abbiamo dimostrato di possedere. Qualcosa del genere è successo anche con il nucleare. Un tempo negli anni trenta avevamo una scuola e dei talenti che il mondo ci invidiava, quelli che il mondo della Scienza imparò a conoscere come “i ragazzi di via Panisperna”: Enrico Fermi ed Emilio Segrè (entrambi Nobel), Franco Rasetti, Edoardo Amaldi, Bruno Pontecorvo, Ettore Majorana e il chimico Oscar D’Agostino.
Anche nel caso nucleare incompetenze politiche ed un referendum indetto con la pancia anziché con il cervello hanno frustrato le aspirazioni di almeno due generazioni di studiosi di altissimo livello.
Nell’astronautica i vari Franco Malerba, Umberto Guidoni, Maurizio Cheli, Roberto Vittori, Paolo Nespoli,  i selezionati Luca Urbani e Carlo Viberti, senza dimenticare l’ing Franco Rossitto e il prof Luigi Broglio hanno dovuto, per coronare i loro sogni, ricorrere a mezzi e know how estero, e gli ultimi arrivati, Samatha Cristoforetti e Luca Parmitano non fanno eccezione.

Mentre guarderemo i tanti reportage sull’allunaggio faremmo bene a ricordare cosa avremmo potuto essere e non siamo stati e né lo diventeremo a breve.
L’Italia terra di Santi, poeti e navigatori (spaziali) non ha mai compiuto del tutto un destino da pioniere che pure avrebbe potuto appartenerle.
Vi lascio con le parole che omaggiarono Enrico Fermi nel momento in cui pervenne, negli States ove si rifugiò in seguito alle leggi razziali, il 2 dicembre 1942 all’attivazione del primo reattore nucleare. La notizia del successo fu comunicata da A. Compton (Premio Nobel) a Washington con una storica telefonata: “Il navigatore italiano è approdato nel Nuovo Mondo”. Gli fu chiesto: “Come si sono comportati gli indigeni?”. La pronta risposta fu: “Molto amichevolmente”.
Curiosità storica: il primo navigatore italiano scoprì il Nuovo Mondo nel 1492, il secondo ne scoprì un altro nel 1942.

 

                         Massimo  Bencivenga

 
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