La democrazia del Sole e il grande abbaglio del nucleare
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La democrazia del Sole e il grande abbaglio del nucleare

Ecco alcune valide ragioni per non avviare il programma nucleare e investire nell'energia solare.

La democrazia del Sole e il grande abbaglio del nucleare

Quattordici anni fa tramite due referendum abrogativi gli italiani sceglievano il sistema di elezione dei deputati uninominale e sceglievano di abolire il Ministero dell'Agricoltura. Vent'anni fa con un referendum abrogativo gli italiani sceglievano di non scegliere il nucleare, sceglievano di dismettere tutte le centrali nucleari presenti sul territorio e di trovare altri mezzi per produrre energia. E dopo aver tranquillamente calpestato la volontà del popolo nell'unica maniera in cui essa si può manifestare, reintroducendo il sistema proporzionale e il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, il governo attuale si appresta - almeno così dicono - a fare il tris, reintroducendo il nucleare. Il nucleare è una fonte significativa di approvvigionamento energetico in quei paesi in cui l'intervento dello Stato nel mondo dell'industria - nell'economia in generale - è molto consistente.

Due esempi illuminanti: l'Unione Sovietica e la Francia. La Francia, avete presente? Quella dove gli asili nido sono dietro ogni angolo e a prezzi accessibili, quella dove la settimana lavorativa è di 35 ore, quella dove il sussidio di disoccupazione è pari allo stipendio che da noi molti sognano. E perché c'è bisogno dello Stato per poter fare affidamento sull'energia nucleare? Semplicemente perché un sistema industriale basato sulle centrali nucleari è un sistema diseconomico: i tempi di realizzazione della centrale sono lunghissimi, le tecnologie da adoperare sono costosissime, i sistemi di sicurezza ingenti e anch'essi costosissimi, i sistemi di smaltimento scorie costosi oltreché sempre problematici, e infine, per coronare il tutto, le centrali hanno una vita massima (un tempo massimo di utilizzo) di gran lunga inferiore a quella che servirebbe per recuperare l'investimento iniziale. Quindi investire in una centrale nucleare per uno stato non è un investimento: è una semplice perdita. Probabilmente il nostro ministro Scajola non si è accorto della disastrosa situazione della nostra economia, probabilmente non si è accorto della recessione mondiale; perciò pensa che sia opportuno gettare i nostri soldi in questa nuova voragine nucleare. Probabilmente il nostro ministro non si è accorto neppure che esiste un paese al di là dalle Alpi che si chiama Germania. In questa fantomatica Germania c'è molto meno sole, molta più pioggia e più freddo che in Italia; eppure i limiti di legge sul consumo energetico sono molto più restrittivi che in Italia e, incredibile a dirsi, i Tedeschi consumano molto meno di noi per scaldarsi. Non solo: parte di questa differenza è dovuta al fatto che loro usano molto più di noi i pannelli solari e fotovoltaici. E considerando quanto più sole c'è da noi, la cosa potrebbe fare un po' ridere, se non ci fosse da piangere.

 

 

Ma ammettiamo che invece Scajola abbia ragione, la crisi mondiale sia solo uno spauracchio, e che la Germania sia solo un prodotto della nostra fantasia. Riaccendiamo tutti i reattori, pronti, si parte! Ma... dimenticato niente? Eh già, per far funzionare un reattore nucleare ci vuole l'uranio, il carburante delle centrali nucleari. Andiamo a cercare l'uranio, e scopriamo innanzitutto che non è equamente distribuito sulla crosta terrestre ma suddiviso in precise aree di estrazione. Vi ricorda qualcosa? Scopriamo che per esempio ne è ricchissima la Russia. Un paese tranquillo, raramente belligerante, e tra l'altro del tutto contrario ad usare le proprie ricchezze energetiche come arma di ricatto politica...vero? Qualcuno di voi ricorda, qualche inverno fa, quando Putin minacciava di chiudere i rubinetti del gas metano per mezza Europa, e di lasciarci al freddo, se l'Europa non si fosse schierata al suo fianco nel condannare il governo Ucraino? E per aver fatto cosa, tra l'altro? Il governo Ucraino aveva avuto la colpa e l'ambizione di voler uscire dall'orbita russa, per avvicinarsi a quella NATO. Eh no, non si fa! Ma ammettiamo che Putin e il suo attuale fantoccio ci siano amici ancora per lunghissimi anni, e che lo siano anche tutti i governi di tutti i paesi produttori di uranio restanti nel mondo. Non è una premessa da poco, ma noi siamo fiduciosi. Però... Però c'è un ultimo problema che non avevamo considerato: che ai ritmi di utilizzo attuali, l'uranio ha una aspettativa di esaurimento di 40, 50, 60 anni. E dopo, che si fa?Quindi ammettiamo che Scajola parta davvero col suo splendido progetto di rinuclearizzazione del Paese: nel 2013, ha detto, si passerà alla fase operativa. Quindi costruiremo centrali nucleari - per costruirle ci vorranno dieci anni a essere ottimisti - che utilizzeremo per un due o tre decadi, poi sarà esaurito il combustibile. Molto Bene! E pensare che... Ripensiamoci attentamente: questa storia del combustibile che si trova solo in alcuni paesi del mondo, i quali poi lo useranno volentieri come arma di ricatto e come pretesto di conflitti armati... Questa storia che il combustibile si andrà comunque esaurendo in poche decine di anni... Fermi tutti: non erano questi gli stessi motivi per cui si pensava di dover cercare alternative al PETROLIO? Non era da qui che eravamo partiti per motivare la scelta del nucleare? Corto circuito. E pensare che il sole splende democraticamente, pieno della sua immensa gratuita energia, in tutti gli angoli della terra... 

 

                                                                                       Francesca    Sensi

 
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