Il linguaggio di Renzi
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Il linguaggio di Renzi

Un linguaggio di speranza, molto diverso da quello dei suoi immediati predecessori, vicino a quello del primo Obama, senza i poteri del Presidente Usa però. E questo è il vero guaio: la sovranità.

Il linguaggio di Renzi

C’è stato il linguaggio ansiogeno di Monti, quando ci spaventava con il baratro dei conti e di una Europa pronta a venire a Roma e a commissariarci.
E c’è stato il linguaggio sommesso di Letta, che per non sbagliare faceva e diceva il meno possibile.
Adesso c’è il linguaggio di Renzi, che rispetto agli altri due è ben più fresco. Del resto lui è il rottamatore no?
Se il linguaggio di Monti era ansiogeno e quello di Letta poco diverso, Renzi usa parole e atteggiamenti di speranza.
Monti diceva dobbiamo presentarci in Europa con i compiti fatti.
Renzi dice che nessuno deve permettersi di dire all’Italia di fare i conti.

E’ un po’ diverso, o no?
E poco importa se non tutti gli vanno dietro, se dice di voler sforare alcuni limiti, ma poi sa che non può farlo. Lui è come il commerciale delle imprese. Lui, per dirla alla napoletana, fa debiti con la bocca (promette l’impossibile), poi son fatti degli ingegneri dell’impresa andargli dietro.
Così Renzi.
Lui dice, i tecnici lo tirano per la giacchetta consigliandogli la strada della prudenza. 

E’ figlio della generazione anni ‘70 Renzi, e lo fa capire quando dice: “… Chiamate Goldrake!”. Il primo robottone giapponese arrivato in Italia, il mecha che combatteva gli invasori.

E’ figlio di questa Italia, Renzi, quando usa il calcio e la metafora calcistica, come sapientemente faceva anche Berlusconi. Ve la ricordate la discesa in campo? Per non parlare di Forza Italia, che era un programma sportivo condotto da Walter Zenga, Fabio Fazio e Roberta Termali.

E’ figlio della riforma che ha dato ampi poteri ai sindaci, Renzi, quando dice ai sindaci di indicare le scuole per interventi edilizi. Da sindaco sa che le scuole sono un nervo scoperto.
E’ propaganda? Forse, ma solo se non sarà supportata dai fatti.

E’ un linguaggio di speranza, ma anche di rischi: “O si fa così o tutti a casa!”. Ha detto così con la riforma delle province (anche se non è ancora Legge dello Stato), con l’Italicum (anche se non è ancora Legge dello Stato), e anche con il Senato, che intende abolire e svuotare dei poteri quanto prima.

Lui si trova un po’ nella condizione di Monti, è un non eletto, che cerca di scardinare un sistema.
Ci riuscirà?
Non sono mancate le critiche in questo primo mese, dalla vendita su eBay delle auto blu, con voci su una presunta nuova infornata, al suo atteggiamento un po’ troppo spavaldo, a quel Renzi è un Buffone se non vi darà 100 euro al mese in più per milioni di persone.

Insomma, staremo a vedere. Di sicuro il suo è un linguaggio di speranza, di sfida anche a una Europa (ci crede veramente o segue il sentiment comune?) che tanto chiede e sempre meno dà.

Parlando con Obama, ha volutamente fatto riecheggiare lo Yes, we can.

Anche noi possiamo farcela.

Ma Obama stampa moneta e ha la sovranità. Un dettaglio niente affatto secondario.

 

Perché la partita si gioca tutto sul miglioramento economico.
Sia ben chiaro. 

 
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