I nobili e il giullare di corte; la situazione confusa della politica italiana
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I nobili e il giullare di corte; la situazione confusa della politica italiana

La dialettica tra Re Giorgio Napolitano e il Jolly-trickster Grillo sarebbe piaciuta eccome a Shakespeare

I nobili e il giullare di corte; la situazione confusa della politica italiana

 

Prima delle elezioni, quando le cose erano ancora in divenire, ho spesso parlato di confusione, citando più volte la famosa frase che il rosso Mao amava ripetere nei giorni della Lunga Marcia: “Grande è la confusione sotto il cielo, il momento è propizio”.
Bene, l’attuale situazione, se confrontata al mese prima delle elezioni, non può che apparire oltremodo caotica. Sono tre settimane che s’invoca il senso dello Stato, invano a parer mio, perché con i Grillini è difficile ragionare e una ipotetica alleanza Pd-Pdl appare oscena tanto ai parlamentari quanto all’elettorato di riferimento stesso.

Né devono trarre in inganno le elezioni dei Presidenti di Camera e Senato, la situazione è ancora di stallo e, se possibile, con un thrilling ancora maggiore.

Alla Camera i numeri ci son sempre stati. Lo scoglio è il Senato, laddove qualche crumiro M5S, in sommo spregio alle direttive di partito, ha scelto di appoggiare la candidatura in orbita Pd di Piero Grasso.
Verrebbe da dire che, in siffatte condizioni, anche questo timido passo avanti è tutto Grasso che cola.



L’ultima novità, per modo di dire, è rappresentata da un tentativo di Governo formato da: Pd-Monti-Lega Nord. Lo so, la cosa fa ridere, ma questa è l’ultima idea. Mi riesce difficile però pensare a cosa potranno mai dire quelli della Lega ai loro elettori, dopo un anno passato a indicare Monti e i suoi Professoroni come il Male Assoluto, e dopo una campagna elettorale sullo stesso tenore.

Vero è che la politica è l’arte del possibile e del compromesso, ma è altrettanto vero che un elettore sceglie una persona e un partito perché non ne vuole altri, né tantomeno alleanze impure.
L’Italia vive una tragedia che sarebbe piaciuta a un drammaturgo come Shakespeare, che magari saprebbe tradurre in versi meglio di me le dinamiche attuali.
Dinamiche che vedrebbero un un Re e i suoi nobili messi sotto scacco, e costretti a trattare, con un Jolly capopopolo. La nobiltà serafica ed ereditaria messa in discussione dalle forze elementari di un Trickster a guida del popolo.
Il Re e i nobili sono Napolitano e i politici vecchia maniera, certo le loro cariche non sono ereditarie (ne siamo poi, de facto, così sicuri?), ma di sicuro sono tra loro autoreferenziali; il Jolly è Grillo, la matta che come nel gioco delle carte spariglia e vince. 

Come avrebbe tratteggiato Shakespeare i dialoghi tra nobili e cortigiani con il Jolly, i sellai, i cuochi e il garzone di bottega?
Non lo so, qualcosa il vecchio bardo si sarebbe inventato; ho come l’impressione che avrebbe parteggiato per la nobiltà, ne aveva una alta considerazione, e fatto apparire grotteschi, nei modi e nel fisico, il Jolly e i suoi.

 

 

 
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