La politica italiana perde il Fattore K. Con Cossiga muore uno che sui misteri italiani..
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La politica italiana perde il Fattore K. Con Cossiga muore uno che sui misteri italiani..

Con la morte di Francesco Cossiga, e per saperne di pił sui misteri degli ultimi 30 anni, non ci resta che Andreotti

La politica italiana perde il Fattore K. Con Cossiga muore uno che sui misteri italiani..

L’Italia ha perso il suo fattore K, ossia Francesco Cossiga. Un personaggio picaresco, una maschera pirandelliana. Certamente una personalità complessa.
Si è soliti dire che si nasce rivoluzionari e si muore pompieri. Francesco Cossiga ha seguito il cammino opposto. Ha seguito pedissequamente il manuale per arrivare in alto, aiutato in ciò dal censo (famiglia ex piccola nobiltà sarda), dalle buone amicizie (sin da giovanissimo amico di famiglia del futuro Presidente della Repubblica Italiana Antonio Segni) e da qualche aiutino extra (il nonno fu maestro della massoneria). Di suo Cossiga ci mise l’ingegno negli studi.

Una carriera politica sfolgorante e piena di primati di gioventù: più giovane ministro degli Interni, più giovane presidente del Senato della Repubblica e più giovane Presidente della Repubblica, eletto subito e con larghissimo consenso.
Al colle il fattore K fu in prima battuta garante della Costituzione, prima di diventare il Picconatore. Già, perché dopo la caduta del muro di Berlino, Cossiga divenne più interventista, talmente interventista da rischiare l’impeachment promosso principalmente da Occhetto, Ugo Pecchioli, Luciano Violante, Marco Pannella, Nando Dalla Chiesa, Leoluca Orlando, Diego Novelli ed altri.

 

 

 

Un big del Pds di allora, Giorgio Napolitano, se ne tenne fuori.
La cosa non andò avanti, ma di lì a poco si sarebbe dimesso da Capo di Stato. Da quel momento in poi K giocò la sua partita.

 

Non ha mai tollerato tanto Berlusconi, ma forse ancor meno il capo del governo dei Professori, quel Romano Prodi che fu un’invenzione di quell’altro geniale stratega politico di Beniamino Andreatta. Quando i comunisti di Bertinotti mandarono a mare il Professore, Cossiga prese la palla al balzo per fornire una nuova maggioranza a baffino D’Alema che, con l’appoggio del neonato Udr, si ritrovò, primo comunista, alla guida del paese.

 

Ed era ancora lì a gongolare sulle difficoltà di Prodi nella minicrisi del Febbraio 2007, salvo poi aiutarlo con il suo voto nel dicembre dello stesso anno. Anticonformista e creativo, lo è stato sino all’ultimo, quando in molti dubitavano della sua salute mentale, e quando avanzò l’idea di cancellare i senatori a vita, ossia se stesso. Amante degli intrighi, dei misteri e studioso di “cose esoteriche”, per divertimento e per curiosità intellettuale come sosteneva; con molta probabilità era anche massone di altissimo grado (ed ufficiale di Marina per nomina Presidenziale di Segni), anche se il già presidente emerito ha sempre negato ogni affiliazione.

 

Con lui muore uno dei pochi a sapere tutto o molto del caso Moro; Luigi Zanda del Pd e suo ex portaborse dice che il fattore K ammirava moltissimo Moro. Ciononostante il mediatore statunitense del caso Moro, lo psichiatra e scrittore, da solo o con Tom Clancy, Steve Pieczenik lo ha sempre accusato di depistaggio e disinformazione.

 

Di sicuro, sempre a sentire Zanda, il caso Moro segnò per sempre quello che l’Italia avrebbe conosciuto come K ed il Picconatore. Moro e Ustica, Crac Ambrosiano e Gladio (quelli di Gladio erano patrioti disse una volta), Tangentopoli e la, sempre più probabile, trattativa Stato-Mafia, non c’è avvenimento importante o traumatico nell’Italia degli ultimi 30 anni di cui non sia stato al corrente e del quale non sapesse più di quanto diceva di sapere.

 

Un gatto sornione con un sorriso sghembo, da furbetto, quasi a dire “ho visto cose che voi umani..”. Tanti interrogativi sono morti con lui, a meno che non si decida a parlare l’eterno, uno con il quale Cossiga, il fattore K della politica italiana, non si è mai tanto preso. Chi è l’eterno che tanto sa? Giulio Andreotti.

 

Con Scalfaro condivideva l’appartenenza politica e la grande preparazione giuridica, ma non era un simile bigotto; con Carlo Azeglio Ciampi la simpatia per le forze armate e, forse, la fratellanza (sussurrata per entrambi) nella Massoneria, ma tanto Cossiga era attento al locale quanto Ciampi europeista ed atlantista convinto.

 

Come Antonio Segni lascia in eredità un figlio al Parlamento: Giuseppe, ingegnere e sottosegretario alla difesa. Il figlio di Cossiga è appassionato di Storia e Storia Militare. Come il papà.

 

Massimo Bencivenga    

 

 
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