Il film Anonymous di Roland Emmerich pur non essendo stato un campione d’incassi, del resto si andava a confrontare anche con il Fenomeno Bella&Edward nella versione Breaking Dawn, un certo rumore l’ha prodotto, se non altro perché ha fornito un nuovo spunto sulla secolare questione riguardante la vera (?) identità del bardo William Shakespeare.
Noi italiani, ammesso che l’autore di Romeo e Giulietta e Amleto non sia il figlio del mugnaio di Stratford-on-avon, parteggiamo per Michelangelo Florio Crollalanza, ma bisogna dire che la tesi sposata da Roland Emmerich, ossia la persona di Edward de Vere, ha più consistenza.
Se ne persuase anche il padre della psicanalisi Sigmund Freud, il quale, nel 1937, ebbe a dire: “1937, parole di Sigmund Freud: “Sono quasi convinto che il nome presunto (Shakespeare) nasconda la personalità di Edward de Vere, conte di Oxford. L’uomo di Stratford sembra non avere nulla per giustificare tale pretesa, mentre Oxford ha praticamente tutto per farlo”.
Che l’uomo di Stratford-on-Avon non avesse i numeri per fare il commediografo era opinione anche di Walt Whitman “Sono deciso contro Shaksper. Intendo l’uomo di Avon, l’attore.”, Henry James “Sono ossessionato dalla convinzione che il divino William sia la più grande e riuscita frode mai praticata ad un mondo paziente”. Anche Mark Twain non era affatto convinto “Per quanto fino ad ora si possa conoscere e provare, Shakespeare di Stratford-on-Avon non ha mai scritto un’opera teatrale in vita sua. La sua vasta storia, così come ce la forniscono i biografi, è costruita pezzo dopo pezzo, con congetture, interferenze, teorie, supposizioni: una Torre Eiffel di artificiosità che svetta verso il cielo alzandosi da fondamenta molto piatte e molto sottili di fatti sconnessi”.
Le controversie sulla vera identità di Shakespeare iniziò, formalmente, nel 1770 quando il reverendo James Wilmot si prese la briga di compiere delle ricerche sul suo poeta e drammaturgo preferito. Le ricerche, che durarono circa 15 anni, lo lasciarono sbigottito e lo persuasero a concludere che a Stratford c’era sì stato un William Shakspeare, ma che, a suo dire, in nessun modo poteva essere l’autore del Giulio Cesare.
Shakespeare non era Shakespeare, ma allora chi? Wilmot si spinse oltre, il religioso arrivò a identificare l’autore di La Tempesta nientemeno che Francis Bacon (Bacone).
Edward de Vere è l’autore delle opere attribuite a William Shakespeare? Di sicuro nelle opere c’è un concetto alto della nobiltà e gli arrampicatori sociali vengono stigmatizzati e mostrati come individui cattivi, avidi e gretti. Una concezione simile si attaglia bene alla personalità di Edward de Vere. Va altresì considerato che un nobile è ben avvezzo agli usi, ai costumi e ai protocolli di corte, cosa che potrebbe essere più difficile da padroneggiare da chi nobile non è.
Edward de Vere lavorò nel teatro come attore, autore e impresario; va sottolineato però che la passione per il teatro, cosa appena accettabile moralmente per un nobile ai tempi di de Vere, possa essere stata la causa scatenante e primaria per il ricorso a un sia la causa del ricorso alias.
Piccola curiosità. Nell’opera Pene d’amor perdute si accenna alla visita di Margherita di Valois e Caterina de Medici a Enrico di Navarra, a Nerac, nel 1578. La cosa curiosa è che persino i nomi dei cortigiani sono gli stessi! “Come faceva il figlio del mugnaio a sapere ciò?”. Viceversa, Edward de Vere, nel 1575, trascorse a Parigi 6 settimane durante le quali fu ricevuto da Enrico III. Un caso?
Massimo Bencivenga
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