I 15 calciatori più importanti nei mondiali degli anni ’90
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I 15 calciatori più importanti nei mondiali degli anni ’90

Un'altra classifica di calciatori e momenti che, spero, possano allietarvi e far nascere un sorriso

I 15 calciatori più importanti nei mondiali degli anni ’90

Sia pure in ritardo, continuo la mia carrellata di calciatori e mondiali, decade per decade; una serie di post nati, come ben sa chi ha cominciato a seguire la cosa dall’inizio, come reazione a una classifica del Guardian che, perlomeno  agli occhi miei, si macchiò di non inserire tra i 100 all-time il nostro Bruno Conti.

Qui sotto è riportata la mia classifica dei calciatori che maggiormente hanno stuzzicato la mia fantasia nei mondiali italiani del ’90, in quelli statunitensi del ’94 e in quelli transalpini del ’98.

Anche qui, la scelta non è stata affatto agevole. Qualcuno potrebbe, ed eccome, obiettare, ci mancherebbe.
Non c’è Voeller, non c’è Bergkamp, non c’è Davor Suker, non c’è Igor Salenko, non c’è Rivaldo, non c’è Higuita, non c’è Skuhravý, non c’è Vieri. Tutti calciatori che, per un motivo o per un altro, avrebbero meritato questa lista. Come lo avrebbe meritato il talento cristallino, mai del tutto esploso, di Robert Prosinecki, calciatore in grado di segnare in Italia con la Jugoslavia e in Francia con la Croazia.

Ma una scelta andava fatta.
E questa è la mia

15 - Saeed Al-Owairan. Il saudita Al-Owairan fece un gol da urlo contro il Belgio nei mondiali statunitensi. Un gol alla Maradona, dribblando nugoli di avversari. Ritornò in patria e cominciò a comportarsi non proprio da fervente musulmano. Per i suoi vizi decandenti fu condannato a tre anni, poi condonati, di reclusione. 

14 - Walter Zenga. Il suo è uno di quei record che sembrano avere il sapore dell’eternità. Uno dei record destinati a durare, come quelli degli atleti dell’Oltrecortina nell’atletica. I suoi 517 minuti di imbattibilità sono un limite che sembra, nel calcio odierno, invalicabile.   

13 - Michael Laudrup. Dopo aver perso gli Europei del 1992, Michael, per andare sul sicuro, non si perse più nessuna competizione con la sua Danimarca. Nel 1998, a 34 anni, nel meriggio di una carriera che avrebbe potuto essere ancora più scintillante, il buon Michael si prese l’uggiola di guidare la Danimarca ai quarti. Notevole la sua prestazione negli ottavi contro la Nigeria del grande maestro giramondo Bora Milutinovic. Si ritirò alla fine di quel Mondiale, e possiamo dire che fu un bel canto del cigno.  

12 - Thomas Brolin. Per alcuni, la sua presenza qui può essere un po’ strana, diciamo così. La Svezia a Usa ’94 fece un grandissimo mondiale. Un mondiale nel quale Kenneth Andersson, che poi venne in Italia, fece gli stessi gol di Romario e Baggio, e uno in meno appena di Salenko, uno che non può neanche essere definito una meteora, dal momento che fece 5 gol contro una squadra che, semplicemente, non c’era. In ogni caso, se Kenneth faceva i gol, Brolin fu il vero calciatore in più di quella squadra, giocando a tutto campo e realizzando anche. Una sorta di Nedved ante litteram.    

11 - Lilian Thuram. Lilian Thuram è qui perché è estremamente improbabile che un difensore segni un gol in una semifinale mondiale. Non che la cosa non sia successa, basti pensare a Burgnich, a Djalma Santos oppure a Puyol. Ma è mai successo che un difensore fosse decisivo e determinante con una doppietta? Tutto ciò accadde a Thuram che, con due gol, bellissimi peraltro, lanciò la Francia in finale, rimontando il gol iniziale della Croazia a Francia 1998.

10 - Zvonimir Boban. Vien da chiedersi cosa avrebbe fatto Boban se non fosse finito al Milan. Per anni Zvone è stato impiegato con il contagocce, un oltraggio per un calciatore di quella tecnica e con quella personalità. In nazionale le cose sono sempre andate in maniera diversa: nella Croazia è sempre stato un leader. E a Francia 1998, Zvonimir fu il faro del centrocampo e la stella più brillante della Croazia che seppe issarsi al terzo posto. 

9 - Roger Milla. Ha giocato contro Zoff, ha fatto gol (irridendolo) a Higuita, ha sfidato il Brasile di Romario e Dunga. E’ lui il vero Leone indomabile dell’Africa. Nato, si dice, nel 1952 Milla detiene il record di calciatore più vecchio ad aver segnato a un Mondiale. Il record fu siglato in una partita strana: Russia-Camerun 6-1. Strana perché in quella partita Milla fece il record, mentre Igor Salenko, con le sue cinque marcature, ne eguagliò un altro, quello delle marcature multiple appartenuto a Schiaffino, che fece 5 gol alla Bolivia nel 1950. Anche se, va detto, Schiaffino ha detto di non aver mai segnato tutti quei gol; di contro, forse, 5 gol li fece, non riconosciuti (o perlomeno non tutti) il polacco Willimowski nel 1938.

8 - Salvatore Schillaci. Chi non ricorda gli occhi spiritati di quel siciliano che visse da Re Mida il mondiale in Italia? Dotato di un ottimo tiro, di grande opportunismo e fiuto del gol, il siciliano della Juve si prese, a suon di gol, prima la nazionale e poi il posto che avrebbe dovuto essere di Vialli. La coppia di riserva Schillaci-Baggio diventò, dopo la partita con la Cecoslovacchia, la più bella del mondiale. Buon per noi che l’acme della sua carriera coincise al millimetro con i tempi di Italia ’90.

7 - Jürgen Klinsmann. 11 gol mondiali spalmati lungo le kermesse dei ruggenti anni ’90 bastano e avanzano per inserirlo di diritto in questa classifica. Nel 1994, in particolare, la Germania, per la prima volta unita, si aggrappò quasi esclusivamente ai suoi gol per arrivare ai quarti di finale, dove fu regolata da una sorprendente Bulgaria.

6 - Hristo Stoichkov. Il mondo calcistico ha corso il rischio di non vedere il talento di Stoichkov. Radiato per una rissa nel 1985, s’impose nel Barcellona di Cruijff come centravanti atipico, capace di far gol e assist. Umorale e pazzoide, nella vita come in campo, era capace di essere un peso nelle giornate no, come di vincere da solo quando gli saltava l’estro. Nel mondiale statunitense, Hristo mise su la marsina e giocò alla grandissima riuscendo, insieme a Kostadinov e Balakov, a issare la Bulgaria dove mai era arrivata prima. Né mai sarebbe arrivata dopo. Pallone d’oro per meriti mondiali nel 1994, è anche uno dei pochi che può vantare di aver ricevuto tanto il Pallone d’Oro e tanto la Scarpa d’Oro.

5 – Ronaldo. Riserva di lusso nel 1994, dove si laureò Campione, senza giocare un minuto, a nemmeno 18 anni, Ronaldo si presentò in Francia con le aspettative proprie di chi è chiamato Fenomeno e con l’attesa messianica che accompagna i grandissimi. Non giocò come con l’Inter, ma fu comunque bravissimo; ogni sua giocata sembrava avere la potenzialità e il respiro dell’immortalità. Poi chissà che successe poco prima della finale…

4 - Zinedine Zidane. La storia del geniale immigrato algerino, che da giovanissimo giocava un tempo in attacco e un altro in difesa, è intimamente connessa alle sue testate. Il suo mondiale iniziò con una zuccata, alla seconda partita a un calciatore saudita. Gesto che gli costò un paio di giornate di squalifica, ma fece in tempo a rientrare per le partite decisive. E per decidere, con due incornate vincenti, la finale contro il Brasile di Ronaldo e Rivaldo.

3 – Romario. Poco più che comparsa a Italia ’90, il baixinho era il calciatore brasiliano più atteso, in una nazionale invero abbastanza mediocre, a Usa ’94. Attese pienamente soddisfatte dal momento che le sue giocate e i suoi gol furono decisive non solo nel girone ma altresì nelle partite con Olanda e Svezia.
La finale, nella sauna di Pasadena, fu quella che fu, ma bastevole a far vincere il mondiale a lui e al Brasile, che diventò tetracampeao.

2 - Roberto Baggio. Miglior marcatore azzurro di sempre insieme a Pablito, unico italiano ad aver segnato in 3 diversi mondiali, Baggio visse da campioncino a sorpresa Italia ’90, condita con due gol, uno dei quali da leggenda. Negli Usa arrivò da Pallone d’Oro in carica. Arrivò acciaccato e giocò male le prime tre partite. Sembra un coniglio bagnato, sentenziò l’Avvocato Agnelli; che se intendeva spronarlo, riuscì pienamente nell’intento. Dagli ottavi in poi, il coniglio bagnato divenne il coniglio mannaro che ci portò alla finale, con reti impossibili o quasi (come quella quasi allo scadere con la Spagna) e bellissime (quelle contro la Bulgaria).
Nella finale assurda, sempre nella sauna di Pasadena, giocò male e sbagliò il rigore. Succede. Nel 1998, Maldini fece un errore a preferirgli Del Piero; Baggio era più in forma e per una questione di centimetri, mi riferisco alla girata al volo contro la Francia, non stiamo qui a parlare di ben altro. Chapeau.   

1 - Lothar Matthaus. L’uomo dei record. Cinque mondiali disputati, come Buffon e Carbajal (che però erano portieri), record di presenze nella fase finale, un limite destinato a durare. Francobollò Maradona nel 1986, ma giocò da leader dal 1990 in poi, assicurando sempre la solita carica, la consueta tecnica e la capacità di decidere, con i suoi tiri al fulmicotone, le partite.
Una carriere esemplare, da Rumenigge e Hansi Muller a Ballack e Kahn.
Chapeau pure a lui.

 

Massimo Bencivenga  

 
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