I 15 calciatori più importanti nei mondiali degli anni '60
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I 15 calciatori più importanti nei mondiali degli anni '60

Continua la mia personale carrellata sui calciatori più importanti dei mondiali passati

I 15 calciatori più importanti nei mondiali degli anni '60

Nuovo appuntamento con I più forti calciatori degi mondili anni’60, vale a dire di sole due competizioni, quelle del 1962 e del 1966. Edizioni amare per l’Italia, prima i fattacci di Santiago del Cile, poi la beffa coreana; ma, come ben saprete, la riscossa, con il titolo europeo del 1968 e la piazza d’onore nel mondiale messicano del 1970, era di là a venire.

15 - Pak Doo-Ik. Il dentista coreano che mandò fuori dal mondiale, e in depressione, l’Italia e Edmondo Fabbri. Fu questo calciatore a far chiudere le frontiere agli stranieri consentendo la fioritura, in un ambiente controllato, dei boccioli che avrebbero fatto grande l’Italia tra il 1978 e il 1982. Ma era davvero un dentista? Certo che no! La stampa ci andò dura, ma Pak Doo-Ik era un caporale dell’esercito nordcoreano e un istruttore di educazione fisica. Solo in seguito gli venne conferito, per merito sportivi, quello che da noi sarebbe un diploma da odontotecnico. Ma, di fatto, non esercitò mai. Il dentista Pak Doo-Ik è una leggenda metropolitana e calcistica.

14 - Luis Artime. L’argentino Luis Artime, detto el artillero, era un formidabile centrattacco argentino. Uno che mieteva gol su gol e titoli di bomber su titoli di bomber. Un po’ ovunque: in argentina come in Brasile, in Uruguay come nella Libertadores. Solo 3 gol per lui nel 1966, ma non aveva dei compagni all’altezza.

13 - Mario Zagallo. Difficile tenere fuori da una classifica Mario Zagalo (o Zagallo), la formichina del centrocampo che permetteva alel cicale d’attacco di brillare di luce propria, Ma il Brasile dei Vavà, dei Pelè, dei Garricha sarebbe esisitito senza la sagacia tattica di Zagalo? Difficilmente.  

12 - Mario Coluna. Altro genio del centrocampo. Piccolo e sgraziato, al fisico ridotto faceva da contraltare un cervello calcistico di prim’ordine. Lui era la mente del Benfica, mentre Eusebio ne era il maglio che colpisce, la saetta che incenerisce. Mario Coluna fu grande nel 1966, ma, in qualità di ambasciatore, non riuscì a far cambiare idea a Bela Guttman, che lasciò il Benfica lanciando la maledizione che ancora dura e fa paura.

11 - Amarildo. Pelè era già O’Rey, quando, e siamo in Cile, Amarildo Tavares da Silveira fu chiamato a sostituirlo. Difficile sostituire un Patrimonio del Brasile, ma Amarildo ci riuscì. E bene anche. Talmente bene che fu tra i milgiori 10 di quel mondiale, anche se, bisogna dirlo, fu un brutto mondiale dal punto di vista tecnico e calcistico.

10 - Josef Masopoust. Il classico sportivo da guerra fredda. Affidabile come un robot, Masopoust aveva anche ottime capacità tecniche e una buona visione di giocò. Portò quasi di peso la Cecoslovacchia alla finale del 1962, segnò anche nella finale, portando i suoi in vantaggio, ma contro il Brasile ci voleva qualcosa di più. E i compagni non erano all’altezza di Josef Masopoust.

9 - Geoff Hurst. Nessuno ha mai segnato una tripletta in una finale mondiale, ci è riuscito, anche grazie al famoso gol-non gol della finale del 1966, Geoff Hurst che condivide poi, sempre con tre gol, e insieme a Vavà, Pelè e Zidane, la classifica dei bomber nelle finali mondiali. Grezzo, ma potente, era il centravanti che serviva a quella nazionale, nonché l’uomo adatto per far spazio alle incursioni di Bobby Charlton. 

8 - Vavà. Alias Edvaldo Izidio Neto è l’uomo, come Pelè e Zidane, delle due finali. Ossia è riuscito a segnare una doppietta nel 1958 e una rete nel 1962. Nella Storia della Selecao ce ne son stati di centravanti più dotati, ma pochi hanno vinto come lui, anche perché a pochi è stato concesso di giocare con Pelè e Garrincha.

7 - Bobby Moore. Il baronetto per meriti sportivi era il capitano e il cervello difensivo dell’Inghilterra che si issò sul tetto del mondo nel 1966. Se Charlton era, di quella squadra, il più dotato tecnicamente, allora l’altro Bobby, ossia Moore, ne era il leader carismatico.

6 - Uwe Seeler. Bucaniere delle aree di rigore. Raramente s’è visto, in un centravanti, un simile miscuglio di coraggio (tanto), velocità, tecnica e spirito di sacrificio. Non si arrendeva mai Uwe Seeler, e per questo i tedeschi lo amavano: era il simbolo della rinascita attraverso il sudore e la tecnica. E’ stato il primo giocatore al mondo a giocare 20 partite ai mondiali (21 in tutto) e il primo a segnare in quattro edizioni dei mondiali (battendo Pelé di pochi minuti) e l'unico che ha fatto almeno 2 reti in 4 edizioni per un totale di 9 gol mondiali, come i nostrani Pablito Rossi e Roby Baggio. Dite la verità, non conoscevate Uwe Seeler vero?

5 - Lev Yashin. L’uomo che lavorava nelle fabbrica e bloccava al volo tutto ciò che gli lanciavano in compagni. Unico portiere ad aver vinto un Pallone d’Oro, Lev Yashin (ho scelto di usare questa grafia), detto il Ragno Nero, come Zamora aveva la capacità di ipnotizzare gli avversari. Non ci credete? Bene, domandate a Sandro Mazzola. Domandategli perché e per come non riuscì a segnarlo su calcio di rigore.

4 - Helmut Haller. E arriviamo a un altro campionissimo poco conosciuto, e anche poco ricordato per la verità. Era il più brasiliano dei tedeschi, aveva un grandissimo tocco di palla, una tecnica notevole, ma era indolente. Spesso si stancava, si annoiava; ma quando non lo faceva era in grado di vincerle da solo le partite. Era il calciatore più forte del Bologna che vinse lo spareggio scudetto del 1964 contro l’Inter di Herrera freschissima campionessa d’europa dopo i fatti del Prater di Vienna.  

3 - Bobby Charlton. Un gentleman inglese, vedendolo da bambino palleggiare, disse. “Ragazzo, tu diventerai il miglior calciatore d’Inghilterra”. Quel signore si sbagliava. Per difetto. Perché Bobby Charlton fu il miglior calciatore d’Europa, venendo insignito del Pallone d’Oro, ed è considerato uno dei migliori calciatori di tutti i tempi. Profetico anche il fatto che fu tra i sopravvissuti al disatro aero che colpì il Manchester United nel 1958.

2 - Garrincha. Manoel Francisco dos Santos alias Garrincha aveva una gamba più corta dell’altra, era minuto come l’uccellino del suo soprannome. Non nacque bene Garrincha, né per natali né per costituzione. Il padre aveva per avi gli indios chiamata Fulniô, stanziale nella zona dell’Alagoas; la madre era una mulatta originaria di Recife, nello stato di Pernambuco. Non ebbe buoni natali per lignaggio, ma anche il suo dna non doveva essere del tutto puro dal momento che era affetto da un leggero strabismo, il ginocchio destro fu affetto da varismo mentre il sinistro da valgismo. Ma questo è ancora niente. Garrincha aveva la spina dorsale deformata e il bacino sbilanciato, il tutto si traduceva in una differenza di sei centimetri di differenza in lunghezza tra le gambe. Uno così di solito fatica a camminare.
Lui volava e incantava.

1 - Eusebio. Si racconta che Guttmann fosse dal barbiere quando José Carlos Bauer, ex nazionale brasiliano e giocatore di Guttmann ai tempi del Säo Paolo, fece irruzione nel salone per indurre lo stesso Guttmann a osservare “un ragazzo che non appartiene a questo mondo”.
Il ragazzo in questione era Eusebio, la risposta europea a Pelè. Eusébio da Silva Ferreira portò di peso il Portogallo in semifinale di Inghilterra 1966, fermandosi ad un passo dalla finalissima perchp Charlton scelse di fare il fenomeno con una doppietta. Ma ai coreani che ci eliminarono, la Pantera Nera, recentemente scomparsa, ne fece ben quattro di gol.

Chi è rimasto fuori? Gli ungheresi Ferenc Bene e Florian Albert, i brasiliani Djalme e Nilton Santos e didi, ma anche uno come Beckenbauer che, nella finale del 1966, fu sacrificato in marcatura sul temibile Bobby Charlton. E anche il dribblomane Ball ci sarebbe stato bene. Ma non temete, per quanto riguarda il Kaiser Beckenbauer, ci sarà eccome in queste classifiche.

 

Massimo Bencivenga 

 
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