Il Premio Nobel per l’Economia 2013 agli istinti irrazionali di Robert Shiller
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Il Premio Nobel per l’Economia 2013 agli istinti irrazionali di Robert Shiller

Robert Shiller, Eugene F. Fama e Lars Peter Hansen sono i premiati di quest'anno. Un premio ai prezzi di mercato delle azioni e degli asset

Il Premio Nobel per l’Economia 2013 agli istinti irrazionali di Robert Shiller

Il Premio Nobel per l’Economia 2013 è stato assegnato a  Eugene F. Fama, Lars Peter Hansen e Robert Shiller con la motivazione di aver voluto premiare i loro studi in merito alla “loro analisi empirica dei prezzi degli asset”. Prima di andare oltre, un occhiolino ai precisetti, che non mancano mai: non correggetemi dicendo che, a rigore, non esiste il Nobel per l’Economia, trattandosi in realtà di un Premio per le Scienze Economiche in memoria di Alfred Nobel.

Detto premio, istituito dalla Banca centrale di Svezia, la Sverige Riksbank, è comunque gestito dalla Fondazione Nobel che assegna i premi Nobel veri e propri. Fatta la precisazione, andiamo oltre.

Per la loro analisi empirica dei prezzi di asset, dicevamo, ossia per aver contribuito a spiegare in che modo si muovono i prezzi di azioni, obbligazioni e altri strumenti finanziari, in particolare nel medio termine, fra i tre e i cinque anni.

A scorrere la lista dei Nobel (d’ora in poi mi riferirò agli studiosi in questo modo) salta all’occhio che la Scuola di economia dell’Università di Chicago semplicemente domina il premio. Questo Nobel vide il suo incipit nel 1969 e un solo italiano, sinora, è stato insignito del premio: Franco Modigliani, premiato nel 1985 “per la sua analisi pionieristica del risparmio e dei mercati finanziari”, all’università un famoso teorema è detto Teorema Modigliani-Miller (MoMi). Un italiano sui generis, Modigliani, dal momento che nato in Italia, emigrò negli Stati Uniti in quanto ebreo e antifascista.

Non conosco i primi due, ma Shiller (a destra e seduto nella foto) è un nome che mi suona un po’. A valle di qualche ricerca, sembra uno che ha sì fede nel mercato, ma non è affatto un credente ingenuo nella bontà dei mercati efficienti, dal momento che crede altresì, e molto, nella non-razionalità delle persone. Dalla sua ha la predizione della bolla di fine secolo. E’ un keynesiano, ma moderato e concreto, coature, insieme a George Akerlof (a sinistra e seduto nella foto), già Nobel e marito della Yellen che sarà a capo della Fed, del libro Spiriti animali. Come la natura umana può salvare l'economia.

Altri candidati erano il gruppo composto da Joshua D. Angrist (Massachusetts Institute of Technology), David E. Card (University of California) e Alan B. Krueger (Princeton University) “per i loro progressi nella microeconomia empirica”. Krueger è il Presidente del White House Council of Economic Advisers, vale a dire è il consigliere economico principe di Barack Obama.

C’era in lizza anche un secondo, in prevalenza inglese: Sir David F. Hendry (University of Oxford), M. Hashem Pesaran (University of Southern California e University of Cambridge) e Peter C.B. Phillips (Yale University) “per i loro contributi alle serie storiche economiche, compresi modellazione, analisi e previsione”

C’era poi un terzo gruppo di papabili, dominato dalla scuola di Chicago, che come detto monopolizza o quasi, con ben 26 Nobel aventi quelle università come Alma Mater, il premio. Il gruppetto era composto da: Sam Peltzman e Richard A. Posner University of Chicago (il primo della Booth, il secondo della Law School, ed è un giudice) “per avere esteso le teorie economiche della regolazione”.

Niente Teoria dei Giochi, quest’anno. Sarà per un altro anno.

 

Massimo Bencivenga 

 
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