Il Pd ha paura di Nichi Vendola e sta pensando di cambiare le primarie. Ecco in che modo
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Il Pd ha paura di Nichi Vendola e sta pensando di cambiare le primarie. Ecco in che modo

Il Pd, in caso di elezioni anticipate, sta pensando di modificare le primarie al fine di arginare la presa della narrazione di Vendola sugli elettori

Il Pd ha paura di Nichi Vendola e sta pensando di cambiare le primarie. Ecco in che modo

Il Pd ha paura di un uomo. E non si tratta di Berlusconi. Il Pd ha paura del governatore della Puglia Nichi Vendola, un quasi omonimo del calciatore Nicola Ventola. C’è qualcosa all’interno del Pd, del Pdl, della Lega e dell’Idv che fa paura: il nuovo. E se in alcuni partiti (Pdl, Idv e Lega) il nuovo significa un distinguo rispetto ai fondatori, nel caso del Pd il nuovo è tutto ciò che non è compreso nel vecchio  apparatchik del fu Pci, del fu Pds, del già Ds.
Quindi tutto ciò che non ha a che fare con le correnti di baffino Massimo D’Alema e di Walter Veltroni.

Il Pd, democratico a parole, ma in realtà chiuso a riccio intorno ai suoi notabili, guarda con sospetto ogni possibile intrusione, anche se trattasi di intrusioni democraticamente autorizzate. Nato da “una fusione fredda”, nelle profetiche parole di Arturo Parisi, tra i Ds e i Dl, il Pd non ha ancora compiuto la sua mission democratica, forse perché non ha voglia di compierla, basti pensare alle primarie farse allestite solo per ratificare, con il crisma della democrazia, quello che il Politburo aveva già stabilito nella stanza dei bottoni, come nel caso ante litteram del Prodi II o come quando s’intronizzò Veltroni, che si era già incoronato al Lingotto.
Le primarie, questo strumento scopiazzato male dagli Usa, all’interno del Pd non sono mai state democratiche, per il semplice motivo che non si è mai partiti alla pari (vedi caso Jacopo Schettini Gherardini o  Pier Giorgio Gawronski), la scelta era al massimo tra due contendenti, e nel caso spuntasse un terzo incomodo ecco che la macchina dei dossier si metteva in moto sputando fango, come è successo per il medico Ignazio Marino, pur sostenuto, sino ad un certo punto, dal gesuita e Cardinale Carlo Maria Martini, suo amico personale, e dal giurista Stefano Rodotà.
Un lampante esempio della chiusura a riccio del Pd è rappresentato dalla scarsa considerazione che ha della base del partito, dal guardare con sospetto ogni qualsivoglia suggerimento venga dal mondo dei blogger.

E adesso, in caso di elezioni anticipate, i capibastoni del politburo del Pd, vedono con un certo timore profilarsi all’orizzonte la pronuncia leggermente zeppola e l’orecchino di Nichi Vendola: temono l’uomo che ha battuto due volte D’Alema in Puglia; temono la narrazione di Vendola e la sua presa sui giovani, gli universitari pugliesi fuori sede l’hanno eletto al grido “non torno per votare, voto per tornare”; temono le sue Fabbriche, laboratori che uniscono ideologie postmoderne con una parola di sinistra dal sapore antico: fabbrica.

 

La fascinazione di Vendola è tale che anche i fedelissimi dei dioscuri del partito cominciano a riconoscerla e a subirla: persone come Nicola Latorre, l’uomo che fece scoppiare, con i suoi pizzini a Italo Bocchino, una crisi diplomatica tra Pd e Idv, cercò di avvisare invano Massimo D’Alema con “tu non stai qui, non sai quanto è amato”; e corre voce che Goffredo Bettini, il Gianni Letta di Walter Veltroni, sia rimasto irretito da Nichi Vendola.
In sintonia con lui ci sono anche gli ambientalisti, gli EcoDem come Ermete Realacci.

Ed allora cosa ti fa il Pd impaurito? Gira voce che gli azzeccagarbugli del partito siano all’opera per cercare di modificare lo statuto nazionale, già di per sé bizantino a voler usare un eufemismo, delle primarie.

Se fino ad oggi chiunque poteva recarsi alle urne e votare alle primarie, adesso gli shogun del partito stanno pensando ad una modifica orientata ad una preventiva preiscrizione 15 giorni prima del voto. Il tentativo è di scoraggiare gli entusiasti dell’ultima ora e di contare sui “professionisti delle primarie” che, a parer loro più irreggimentati, dovrebbero arginare la marea e la narrazione di Vendola. Sarà….

Il progetto è di far scemare l’entusiasmo per il nuovo e fare in modo che gli elettori “esperti” continuino a votare, tappandosi il naso, i D’Alema, i Veltroni, i Bersani, i Franceschini.

Solo che i malpancisti non mancano nel Pd. Ci sono i giovani (Matteo Renzi, Debora Serracchiani e Gianni Cuperlo) ed i blogger, ci sono quelli che invocano un nuovo Nino Andreatta (non Filippo) capace d’inventarsi un nuovo Romano Prodi, c’è l’ala cattolica di Giuseppe Fioroni pronta a fare i bagagli e a seguire i TeoDem di Binetti nell’Udc.

Insomma sono in tanti ad averne le scatole piene dei residuati del Pci e della Dc.
E magari il nuovo Prodi è arrivato, solo che nessuno l’ha chiamato né lo ha ancora capito.

Massimo Bencivenga      

 

 
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