Luca Cordero Lanza di Montezemolo è pronto per fare il politico. Dopo la sua solenne, ancorchè falsa, dichiarazione sugli aiuti dello stato alla Fiat “mai da quando ci sono io” riteniamo il Luca nazionale pronto per ben più alte promesse e per mezze bugie spacciate per mezze verità. Al di là del fatto che ci sarebbe molto da discutere sul “mai aiuti dello Stato alla Fiat da quando ci sono io” in quanto lui era alla Fiat anche negli anni caldi ( nel 1977 era alle relazioni esterne), con molta probabilità Luca Cordero di Montezemolo volevasi riferire al periodo temporale che parte dal 2004. Ed ecco allora che se andiamo a vedere cosa è successo negli ultimi anni notiamo che nella prima decade del nuovo millennio gli aiuti dello Stato sono diminuiti di molto.
Dal 2003 sono arrivati soldi dallo Stato per 77,8 milioni di euro destinati come aiuto alla formazione dei dipendenti. Una premessa è d’obbligo: i 77,8 milioni di euro di cui sopra vanno intesi per tutto il Gruppo Fiat. Questi soldi sono stati elargiti in tre diverse tranche da governi di entrambi i colori, ossia dal Berlusconi II e III e dal Prodi II. E furono considerati accettabili dall’Unione Europea, cosa questa che non va assolutamente trascurata. A questi soldi vanno sommati quelli derivanti dalla rottamazione. Per la rottamazione la Fiat è stata premiata, in virtù della sua quota di mercato, con il 30%, a fronte del restante 70% destinato alle altre case automobilistiche. Luca Cordero Lanza di Montezemolo ha invece ragione se si riferisce ad aiuti dallo Stato relativamente alla Cassa Integrazione. Luca Cordero Lanza di Montezemolo ha ragione se vede negli ultimi anni un allontanamento dello Stato dalla Fiat, ma deve anche capire che la Fiat è impresa privata e non un’impresa mista. Luca di Montezemolo deve capire che in Italia non saranno più possibili le acrobazie che hanno permesso alla Fiat di aggiudicarsi le commesse belliche sin dalla Guerra in Libia del 1911, o funambolismi come quelli che le permisero, nel 1986, di papparsi l’Alfa Romeo con il beneplacido di Bettino Craxi al governo e Romano Prodi all’Iri, inaugurando in tal modo la stagione della spesa sul mercato automobilistico domestico che vide la Fiat inglobare via via l’Autobianchi, la Maserati, la Ferrari, la Lancia e così via. Il ministro Maroni nel 2005 arrivò a sentenziare “da quando l'Avvocato (Gianni Agnelli) ha assunto direttamente la guida dell’azienda fino ad oggi, lo stato italiano ha trasferito alla Fiat, sotto varie voci, quasi un milione di miliardi di lire. Con questa cifra la Fiat poteva comprarsela la General Motors !”. Bene, tutte queste cose non sono più possibili, non nell’Italia attuale, e non con gli occhi dell’Unione Europea puntati addosso. La casa automobilistica di bandiera deve imparare a camminare con le sue gambe.
Per decenni hanno puntato la pistola del licenziamento alla tempia del governo forti del “too big to fail”: troppo grande per essere lasciata fallire. Certo loro possono anche lasciare l’Italia, non sarebbe né la prima né l’ultima impresa a farlo; ma la dirigenza dovrebbe ricordare che Termini Imerese fu sì costruita con chiaro intento politico, ma anche che, dal 1969, ha avuto dallo Stato contributi a fondo perduto per 93 milioni e ha ricevuto finanziamenti con tassi agevolati per 164 milioni, che sono stati totalmente ripagati. La Fiat dovrebbe essere più grata nei confronti di un’Italia e degli italiani che per decenni sono stati orgogliosi della stessa.
Dopo la parentesi di Luca di Montezemolo in Confindustria erano in tanti a vedere in alcuni suoi discorsi a braccio l’antipasto di una sua possibile “discesa in campo”, ha anche un suo pensatoio, la fondazione Italia Futura, ed in politica ha amicizie trasversali; qualche mese fa si pensava a Montezemolo come uomo nuovo della sacra trimurti Fini-Casini-Rutelli, poi le cose sono andate in altro modo. Parecchi italiani vedevano bene Luca di Montezemolo come futuro Premier, ma non si sa come uscirà dal braccio di ferro con il governo relativamente a Termini Imerese e Pomigliano d’Arco. Ma l’azienda è l’azienda, e lui è sempre stato dalla parte degli Agnelli. Dalle Relazioni Esterne alla prima avventura italiana, con Azzurra, alla America’s Cup che proprio oggi vede la prima sfida tra le schegge supersoniche, e supercostose, di Larry Ellison ed Ernesto Bertarelli; dalla Juventus alla Ferrari (Luca Cordero Lanza di Montezemolo è stato anche un buon rallysta) è sempre stato un uomo Fiat a 360°. E lo sta dimostrando difendendo la Fiat. Ma un aziendalista al Governo già c’è. Comunque vada a finire la questione Fiat-Governo uno sconfitto c’è già: sono i lavoratori.
Massimo Bencivenga
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