Caso Sarah Scazzi. Apriamo gli occhi o saremo tutti colpevoli
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Caso Sarah Scazzi. Apriamo gli occhi o saremo tutti colpevoli

Il caso di Sarah Scazzi, per quanto tragico, è tutt'altro che isolato e circoscritto alla Puglia. L'orco è vicino a noi, è il nostro vicino, il nostro amico, il nostro

Caso Sarah Scazzi. Apriamo gli occhi o saremo tutti colpevoli

Lo scorso weekend è stato dominato, mediaticamente, dal caso Sarah Scazzi, dal ritrovamento del corpo della sfortunata ragazza di Avetrana. Dal ritrovamento si è passati ai funerali ed agli approfondimenti di talk show.
E’ comparso, sull’onda del nuovo telefilm
Lie To Me, anche un esperto di microespressioni facciali che ha analizzato le interviste, la postura ed i gesti di Michele Misseri, lo zio Orco.
Peccato che gli stessi esperti non siano riusciti a cavare un ragno dal buco prima della confessione, pare in seguito ad una intercettazione ambientale,(l’esistenza di tale intercettazione è controversa, magari non esiste), dello stesso Michele Misseri.

 

E’ enormemente più semplice unire i puntini quando già conosci il disegno sottostante; magari è un po’ più difficile unire i puntini quando lo sfondo è nebuloso.
E’ quello che gli esperti di psicologia post fattaccio non hanno saputo fare pre confessione.
Adesso sono tutti lì a dare addosso all'uomo, tutti a dire in paese che quell’uomo era un pervertito e via così.
Dopo… prima era per tutti, gli stessi tutti di cui sopra, un brav’uomo ed un lavoratore, uno che si spaccava la schiena nei campi di Avetrana come aveva fatto da emigrante in Germania.

 

Di queste storie del bravo ragazzo, del bravo nonno, del ragazzo di buona famiglia ne abbiamo ormai, come si suol dire, “la pancia piena” e pertanto vi risparmio la retorica ipocrita e vuota.
Una storiaccia, quella di Sarah Scazzi, che è entrata nella casa e nella vita degli italiani, come il caso di Angela Celentano, di Denise Pipitone, come i tormentoni di Cogne, di Perugia e di
Garlasco.
Come nel caso di Alfredino Rampi.
Adesso, il punto focale su cui ognuno di noi dovrebbe focalizzarsi è la coscienza civile.
Perché il caso di Sarah, per quanto straziante, non è singolare.

Esistono ragazze abusate da parenti in tutta Italia, per fortuna non sempre finisce con la morte, ma sono esperienze che segnano una persona ed i rapporti della stessa con gli altri, uomini e donne che siano.

 

Abbiamo tutti noi il dovere civico e civile di non chiudere gli occhi dinanzi a queste violenze, occulte e abominevoli. Occulte perché perpretate il più delle volte nel chiuso delle case, che diventano sentine di azioni da “anima nera”.
Abominevoli perché un padre o uno zio che abusa di un congiunto è un mostro. Punto.
Una violenza strisciante ed invisibile se guardiamo con occhi superficiali; una violenza più palese se cominciamo a guardare meglio i segnali spia di chi ci sta vicino.

 

 

Già, perché l’orco è sempre in agguato, e magari è il nostro vicino, il nostro amico, l'uomo che salutiamo al bar o alle partite.
Tutto il mondo è paese: Avetrana come
 Mandatoriccio, Solopaca come Cordenons, Ciminna come Villasimius (chiedo scusa agli abitanti di queste cittadine, peraltro splendide e delle quali serbo un ottimo ricordo).

In uno spot di qualche anno fa si vedeva Sven Goran Eriksson dire: “Siete tutti convocati!”.

Bene, siamo tutti convocati.

E saremo tutti colpevoli se abbiamo capito senza denunciare.

Massimo Bencivenga 

 
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