Le regole del Conclave - Parte 2. E intanto i cardinali vogliono chiarezza su Vatileaks
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Le regole del Conclave - Parte 2. E intanto i cardinali vogliono chiarezza su Vatileaks

Seconda e ultima parte sulle regole del conclave che sta per entrare nel vivo; non pochi cardinali vogliono luce e piena chiarezza su Vatileaks e IOR.

Le regole del Conclave - Parte 2. E intanto i cardinali vogliono chiarezza su Vatileaks

 

Ancora qualche giorno e inizierà il conclave numero 75. Ma non mancano già i colpi di scena, tra cardinali che fanno outing sull’accusa più infamante (quella di pedofilia o, nella migliore delle ipotesi, di molestie sessuali), e altri cardinali, come Walter Kasper, Cristoph Schönborn e Peter Erdö che vogliono vederci chiaro sullo scandalo Vatileaks. Cristoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, nonché un papabile forte, già nel 2010 entrò in contrasto con l’ex Segretario di Stato Angelo Sodano in merito alla gestione degli abusi nell'ultimo periodo del pontificato di Giovanni Paolo II. Kasper, Schönborn ed Erdö (che mi ricorda il famoso matematico  Paul Erdős, quello del famoso numero) rappresentano solo la testa di ponte di un numero ben consistente di cardinali che prima di entrare in Conclave vuole vederci chiaro prima di eleggere il nuovo Pontefice. Anche Donald William Werls, arcivescovo di Washington, e Francis George, arcivescovo  di Chicago, hanno sottolineato che su Vatileaks ci sono molti punti da chiarire. Anche i cardinali brasiliani vogliono vederci chiaro. Insomma, sembrerebbe che i porporati che son stati lontani da Roma non si fidino tanto della “storiella” che sarebbe stata propinata, a loro e al resto del mondo, dagli elementi della Curia stessa.

Le risposte a domande molto generali son state molto vaghe, il cardinale Julian Herranz, uno dei tre porporati investigatori che ha curato il dossier su Vatileaks (gli altri due sono Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi) ha infatti offerto solo repliche informali. Altre questioni da affrontare sono il funzionamento della curia e, tema su cui si battono i cardinali d’Oltreoceano, la lotta alla pedofilia, oltre alla all’opera di pulizia iniziata da Joseph Ratzinger.

Ma lasciamo gli intrighi dalle parti di Palazzo Apostolico e spostiamoci verso la Cappella Sistina, sede, come ben saprete, del conclave. Riprendiamo da dove abbiamo lasciato in un post precedente.



Ciascun cardinale elettore dispone di una scheda di forma rettangolare, con riportata la scritta

“Eligo in Summum Pontificem..”  sotto la quale ognuno scriverà con grafia non riconoscibile il nome del cardinale scelto come nuovo Pontefice.

Si passa, pertanto, allo Scrutinium vere propri eque

Un cardinale alla volta si recherà, tenendo in mano la scheda piegata in due e ben visibile, presso l’altare, ove si trovano i tre scrutatori e un’urna con un piatto appoggiatovi sopra. Arrivato dinanzi all'affresco Giudizio Universale di Michelangelo pronuncerà il giuramento:

“Testor Christum Dominum, qui me iudicaturus est, me eum eligere, quem secundum Deum iudico eligi debere.”

Pronunciato ciò, il cardinale poserà la scheda sul piatto. Prenderà il piatto, lo inclinerà in modo da far scivolare la scheda all’interno dell’urna. Compiute le operazioni di voto si procederà indi alle operazioni di spoglio. Il primo scrutatore agiterà le schede nell’urna per mescolarle mentre l’ultimo scrutatore le conteggerà una ad una ponendole in un’altra urna vuota, più piccola. Ci dovrà essere corrispondenza tra il numero delle schede e quello dei cardinali votanti. Qualora i numeri non corrispondessero, le schede verrebbero bruciate immediatamente, senza procedere ad alcun  spoglio. Nell’ipotesi di corrispondenza si andrà avanti; il primo e il secondo scrutatore osserveranno e leggeranno il nome scritto su ciascuna scheda, mentre l’ultimo lo pronuncerà a voce alta affinchè anche i cardinali elettori possano tenere il conto. Ciascun scrutatore riporterà i voti in appositi fogli. L'ultimo scrutatore leggerà le schede e contemporaneamente le forerà dalla parte interna, laddove si trova la parola “Eligo”, per farvi passare un filo. Una volta finito lo spoglio, l'ultimo scrutatore farà un nodo ai due capi del filo e lo porrà in un contenitore.

 

Post-scrutinium

 

Quest'ultima fase comprenderà il conteggio dei voti e il bruciamento delle schede nella stufa, solo dopo il secondo scrutinio eccetto per il pomeriggio del primo giorno o in caso di avvenuta elezione già al primo scrutinio. Gli scrutatori assommeranno i voti che ciascuno ha riportato. I revisori avranno il compito, quorum o non quorum, di controllare tutte le schede e le annotazioni degli scrutatori per vigilare sul loro operato. Si procederà, qualora il quorum non fosse stato raggiunto, a una immediata nuova votazione, eccetto che per il primo giorno di conclave. Nel secondo scrutinio i cardinali ripeteranno le stesse operazioni ma senza pronunciare di nuovo il giuramento o altre ripetizioni. Al termine della seconda votazione e prima che i cardinali abbandonino la Sistina, le schede del secondo e del primo scrutinio verranno bruciate dagli scrutatori, dal segretario del collegio e dai cerimonieri, richiamati dall'ultimo cardinale diacono. Si farà ordine a ciascun cardinale di consegnare i propri appunti al camerlengo o ai cardinali assistenti, affinché anch'essi siano bruciati. E’ inoltre previsto che il camerlengo e i cardinali assistenti stilino una relazione sull'esito di ciascuna sessione di voto da consegnare al nuovo pontefice in una busta sigillata.

Se per un candidato i voti raggiungono i due terzi dei votanti, l'elezione del pontefice è canonicamente valida. L'ultimo dell'ordine dei cardinali diaconi richiama il maestro delle celebrazioni liturgiche e il segretario del collegio cardinalizio. Il decano o il vice decano oppure il primo cardinale dei cardinali vescovi si rivolge all'eletto dicendo:

“Acceptasne electionem de te canonice factam in Summum Pontificem?”

e a risposta affermativa, soggiunge:

“Quo nomine vis vocari?”

Il candidato risponderà con il nome pontificale. Dopo l'accettazione si bruceranno le schede, facendo in modo che dalla piazza San Pietro possa vedersi la classica fumata bianca. L'Ordo rituum conclavis prevede che, se il candidato non fosse vescovo, venga subito consacrato; lo stesso Ordo regola le procedure da seguire nel caso l'eletto risieda fuori del Conclave. Al termine del conclave il papa neo-eletto si ritira nella “stanza delle lacrime”, ovvero nella sacrestia della Cappella Sistina, per indossare per la prima volta i paramenti papali con i quali si presenterà in pubblico dalla Loggia delle benedizioni della basilica di San Pietro. Il nome di tale luogo deriva dal fatto che, si presume, il pontefice scoppi a piangere per la commozione e per il peso della responsabilità del ruolo che è chiamato a svolgere. Tradizionalmente, nella sacrestia sono presenti paramenti papali di tre diverse misure, che possono approssimativamente adattarsi alla taglia del nuovo eletto. Famosa in proposito è la vicenda del neo-eletto Giovanni XXIII, pontefice piuttosto robusto, per adattare al quale gli abiti della taglia più ampia fu necessario tagliarli ampiamente e poi fermarli con spille da balia. Nel caso teorico che il papa eletto non fosse un cardinale partecipante al conclave, la vestizione del nuovo papa avverrebbe sul luogo dell'annuncio.

Massimo Bencivenga

 

 
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