MOZIA antica colonia fenicia, da visitare assolutamente!
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MOZIA antica colonia fenicia, da visitare assolutamente!

L'isola di Mozia, un angolo di paradiso della Sicilia

Mozia è un’isoletta, posta nel bel mezzo di una laguna, è talmente piccola che sembra impossibile possa aver fatto parte della storia della Sicilia. Oggi porta il nome di San Pantaleo, ma fondata nell’VIII secolo a. C dai Fenici con il nome di Motya divenne ben presto una prosperosa colonia. Infatti divenne ben presto ambita sia dai cartaginesi che dai Siracusani a causa della sua posizione privilegiata, circondata dalla laguna dello Stagnone, con le sue acque basse e con la naturale protezione della vicina Isola Longa. Fu proprio per mezzo dei Siracusani che Mozia  venne interamente distrutta e posta nel dimenticatoio, tanto da essere poi riscoperta, pensate un po’, solo verso la fine dell’800.

Mozia, dunque, come sopra detto, nasce come antica colonia fenicia. Venne fondata nell'VIII sec. a.C. sulla superficie di una delle 4 isole della laguna dello Stagnone, oggi prende anche il nome di isola di San Pantaleo (nome che risale all’alto medioevo e che fu dato da monaci basiliani trasferitisi sull'isola).
Il nome Motya, molto probabilmente  fu scelto dagli stessi Fenici, e pare significasse filanda in collegamento con la presenza di stabilimenti per la lavorazione della lana.

 

 

 

 

Come la maggioranza delle colonie fenicie, Mozia fungeva da porto commerciale, punto di attracco per le imbarcazioni fenicie che solcavano i mari del Mediterraneo.  Ma già nell'VIII sec. inizia la colonizzazione greca, specialmente nella parte orientale della Sicilia, e quindi i Fenici finiscono per occupare la parte occidentale e Mozia vede crescere la sua importanza divenendo una cittadina. Nel VI sec. Gli scontri per il predominio sulla Sicilia tra Greci e Cartaginesi diventano più cruenti e Mozia viene coinvolta. Per consentire una migliore difesa della città viene deciso di costruire una cinta muraria. Nel 397 a.C. Dionisio il Vecchio, tiranno di Siracusa, dopo aver a lungo assediato la città la rade al suolo. Gli abitanti trovano rifugio sulla terra ferma accasandosi nella colonia di Lilibeo, quella che oggi è la città di Marsala.

Mozia viene riscoperta sul finire del XIX secolo grazie ad un nobile inglese di nome Giuseppe Whitaker, che con la sua famiglia si era stabilito in Sicilia, avendo di fatto avviato un importante commercio di vino Marsala. Tutt’oggi a Mozia si può visitare si la dimora dei Whitaker, diventata ai giorni nostri un museo.

Fino a 40 anni fa, fino al 1971 per raggiungere l’isola non si doveva necessariamente imbarcarsi, ma lo si poteva fare anche su di un carretto trainato da un cavallo percorrendo un’antica strada fenicia che collega l'isola alla terraferma. La scena, tra l’altro, alla quale si assisteva aveva un non so che di romantico, dato che la strada, essendo sotto il pelo dell'acqua, percorrendola si aveva la sensazione che il carretto "camminasse sull'acqua". Il carretto era il mezzo più utilizzato per trasportare l’uva Grillo coltivata sull'isola dal XIX sec, molto utilizzata nelle produzioni di vino Marsala. Profumi intensi e colori variegati fanno da cornice e da accoglienza a chi giunge sull’isola. La vegetazione, infatti, di tipo mediterraneo, è lussureggiante, in particolare durante il periodo primaverile, ed è già sufficiente a giustificare una visita a Mozia.  Al centro di questa magnifica isola si erge la dimora ottocentesca degli Whitaker che, attualmente, ospita il museo.
Giunti sull’isola, si possono ammirare anche gli scavi . Un sentiero, infatti, consente di compiere il periplo di Mozia e di visitare i resti della città fenicia (1 h e 30 mm circa). Il consiglio è quello di percorrere l’intero giro in senso antiorario).

 Per ciò che concerne le fortificazioni, nonostante l’isola fosse naturalmente protetta dall’Isola Longa, che un tempo era invece penisola, dalla terraferma e dalle acque della laguna, che anche se poco profonde, ostacolavano gli attacchi, per migliorare le difese naturali, nel corso del VI sec. a.C., a Mozia venne realizzata una cinta muraria. Lungo le mura sorgevano anche delle torri di guardia. Nel corso delle epoche seguenti la cinta muraria venne modificata e rinforzata.
Lungo il giro del perimetro di Mozia infatti si possono ancora vedere i resti delle torri ed in modo particolare della torre orientale (a base rettangolare) dotata di una scalinata di accesso.

Due erano le porte che permettevano l’ingresso all’interno  della città, tra queste la Porta Nord era quella principale ed è anche quella che meglio ha resistito al degrado del tempo. Sono ancora visibili ciò che resta delle due torri che la fiancheggiavano. Dietro alla porta Nord è ancora visibile parte del lastricato della strada principale cittadina, e sono ancora visibili i segni delle ruote che lasciavano i carri.

 

Guardando verso il mare si può ancora notare la strada lastricata che collega Mozia alla terraferma (in località Birgi) e che ancora oggi è posta appena sotto il pelo dell'acqua. Il tracciato era lungo circa 7 km ela sua larghezza era tale da permettere il passaggio simultaneo di due carri. Ancora oggi il tracciato risulta evidenziato da "cippi" che affiorano dall'acqua. Si può percorrere la strada a piedi

 

Superata la Porta Nord si accede a Cappiddazzu, la zona alle spalle di questa. Tra i vari edifici ce n’è uno a tre navate che molto probabilmente doveva avere una funzione religiosa.

 

Ritornando verso la riva sorge invece la Necropoli  con tutta una serie di pietre tombali e di urne. Una seconda necropoli sorgeva invece sulla terraferma, in località Birgi, proprio all’altra estremità della "strada sommersa".
Poi rilevante sempre da un punto di vista storico-culturale è il Tophet, ovvero l'area sacra, dove sorge  un tempio a cielo aperto nel quale venivano collocati i vasi con i resti dei sacrifici umani. Infatti presso le popolazioni locali era diffusa la pratica dell'immolazione dei primogeniti maschi.
In mezzo al mare si può visitare anche l'isoletta di Schola, la più piccola delle tre isole dello Stagnone, sulla quale si erigono tre casolari rosati e senza tetto.
Un altro luogo che si può visitare è Cothon , piccolo bacino artificiale rettangolare che ha il suo collegamento con il mare aperto per mezzo di un canale. A cosa realmente potesse servire è ancora ignoto ma si suppone che potesse ricoprire il ruolo di porticciolo per imbarcazioni piccole e leggere che caricavano e scaricavano merci da navi ancora in mare aperto e l’isola.

Altri elementi rilevanti sono:

la Porta Sud  che è collocata subito dopo il porto e che, come per la Porta Nord è affiancata da due torri;  
la Casermetta, costruzione militare di cui sono ancora visibili gli elementi verticali;

 
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