Mario Monti e la pattuglia di gay al Parlamento
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Mario Monti e la pattuglia di gay al Parlamento

L'ex premier ha deciso di candidare due gay nella sua lista. E altri stanno seguendo il suo esempio. Puro calcolo elettorale o passo verso una maggiore comprensione, anche giuridica, del loro status?

Mario Monti e la pattuglia di gay al Parlamento

 

Mario Monti, l’uomo con il loden, il tecnico algido prestato (?) alla politica si sta rivelando un politico più abile, scaltro e agile di quanto in molti potevano immaginare. Del resto di esempi del genere, ossia di persone che predicavano rotture con i “politici” ne abbiamo visti all’opera almeno due: Silvio Berlusconi e Romano Prodi, tecnico ante litteram. Entrambi cavalcarono l’onda di Tangentopoli, smarcandosi, a parole, dai politici; entrambi si sono poi rivelati più resilienti di politici più scafati. Uno è stato, nolente o volente, il dominus assoluto di questa pagina politica chiamata Seconda Repubblica; l’altro, l’unico ad averlo battuto, si rivelò un politico così fine che riuscì anche a diventare Presidente della Commissione Europea.

Nonostante l’endorsment della Chiesa, il professore ha candidato nella sua lista due omosessuali dichiarati: Alessio De Giorgi, imprenditore, direttore di Gay.it e creatore della Friendly Versilia; e Giuliano Gasparotti, presidente del laboratorio politico di “Officine democratiche”.
Di più, De Giorgi, nel 2002, grazie alla doppia cittadinanza italo-francese del compagno, firmò primo in Italia) una sorta di Pacs al consolato di Francia. Entrambi le persone sono in una posizione in lista che gli dovrebbe consentire di entrare in Parlamento. E potrebbero essere in buona compagnia. Di gay, nella legislatura appena chiusa, c'erano soltanto Paola Concia del Pd e Franco Grillini dell’Idv; con la prossima potrebbero essere molti di più, una decina almeno, sparsi tra Pd, Sel e la lista di Monti. Magari qualcuno lo metterà in lista anche il Pdl, perché Berlusconi scemo non è, e non vorrà regalare nessun vantaggio agli altri.

I pubblicitari li stanno già corteggiando da tempo, per loro hanno coniato un acronimo a hoc DINK (double income no kids – doppio stipendio niente figli), vedendo i loro dei potenziali clienti “caldi” dal punto di vista economico. Adesso, forse, la politica comincia a corteggiarli perché cominciano ad avere un peso specifico nella società.
Ed è un elemento di rottura non da poco con il passato remoto e recente. Magari Monti è diventato più ardito dopo che anche Barack Obama, per la prima volta in un discorso di ringraziamento, li ha inclusi in una lista di persone quando disse, al netto della traduzione: “Credo che possiamo mantenere le promesse dei nostri fondatori, nell'idea che se si è disposti a lavorare sodo, non importa chi sei o da dove viene o che faccia hai o chi ami. Non importa se sei nero o bianco o ispanico o asiatico o indiano d'America o giovane o vecchio o ricco o povero, abile, disabile, gay o etero. Se hai voglia di provare in America puoi farcela!”

In conclusione, non basta candidare gay o altri della comunità LBGT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender); il passo avanti che deve fare l’Italia è sui diritti civili, che comprendono anche due etero divorziati o semplicemente non sposati civilmente. Se li porta senza ascoltarli si perderà un’altra occasione verso una maggiore civiltà.

Massimo Bencivenga

 

 
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