
Dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica è emerso un gigante. Viktor Pelevin, studi in ingegneria ed esperto di discipline orientali, attraverso il suo protagonista Stepa, un banchiere russo che ha affidato le sue fortune, le sue scelte e i suoi soldi ad amuleti fallici e ad un numero, il 34, ci illustra la nuova Russia. Come l’Idiota di un altro grande scrittore russo Stepa si muove tra soldi e malavita, potere finanziario e mediatico, sciamani e pubblicitari, Pokemon e donne, la sua fidanzata Mjus è un’esperta di folklore, servizi segreti e cabala ebraica, I ching e pornografia buddista, regalandoci la cifra per capire cosa è rimasto di un impero e da cosa è stato sostituito. Emblematici in tal senso le marionette che dovrebbero rappresentare, in dialoghi al limite dell’assurdo, le due anime della russia: quella bonaria e quella ferale.
Stepa decide tutta la sua vita sull’oracolo del suo feticcio, il 34, è sinora gli è andata sempre benissimo, ma adesso un pericolo incombe, greve e minaccioso, su di lui e sulla sua vita.
Compie infatti 43 anni ed è pertanto il suo anno no, il suo anno lunare, e lo scopre insieme alla scoperta dell'importanza del 66 per la sua Mjus. Nell’anno del suo 43esimo anno il banchiere dovrà affrontare pericoli indicibili mentre all’orizzonte già si profila il suo avversario, un banchiere omosessuale, con il quale dovrà entrare in affari e opposto a lui in tutto. Sederaev, il banchiere omo, ha come vessilllo e amuleto il numero 43 !! Lo scontro sarà epico.
Funambolo della parole e delle trame grottesche Pelevin tratteggia, con distacco, la transizione dell’anima russa dal nulla del comunismo al niente del post-comunismo con una leggera predilezione, si avverte, per il secondo.
Da sottolineare il fatto che molte giochi di parole e sciarade non possono venir rese appieno nella pur ottima traduzione. Questo tipo di...difficoltà di comunicazione, avviene soprattutto con il russo e l’ebraico. Un libro che forse non dice niente ma fa capire tanto. Consigliato.
Massimo Bencivenga
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