
Una storia mai raccontata. Un enigma dimenticato. Quale mistero si cela nei versi più criptici del sommo poeta? Dante Alighieri è morto di malaria oppure è stato assassinato? Quale segreto ha portato con sé nella tomba? Perché aveva deciso di nascondere con così grande cura gli ultimi canti del Paradiso?
Sono queste le frasi e le domande che sono chiaramente visibili sulla copertina del libro Il libro segreto di Dante. Il codice nascosto della Divina Commedia scritto da Francesco Fioretti.
Mentre lo rigiravo per le mani mi dicevo che se pure di marketing trattasi è un gran bel marketing librario.
E poi, potevo io, che una volta recitavo a memoria il primo canto del paradiso, lasciarmi sfuggire un enigma su Dante Alighieri? Certo che no! E devo dire che il libro è stato una piacevolissima sorpresa.
Nei giorni immediatamente successivi alla morte del Sommo Poeta una strana combriccola arriva in quel di Ravenna; francescani che non sono francescani, religiosi che sembrano soldati, medici che sono poeti in cerca di risposte. Tutte queste figure gravitano intorno a quel che rimane della famiglia di Dante, in particolare della figlia Antonia. Ognuno cerca qualcosa, negli ultimi canti del Poeta. Già, ma dove sono finiti? E poi, li avrà veramente scritti?
Inizia una caccia al tesoro su più livelli, come piaceva al Poeta, erudito dei suoi tempi. Tra codici e sciarade nascoste nelle terzine della Commedia si trova l’eredità intellettuale e spirituale di Dante. Parole per chi ha orecchie per intendere. Parole nascoste negli ultimi 13 canti del Paradiso? Parole che sveleranno chi sarà il cinquecento dieci e cinque, il messo di Dio che ucciderà Golia? Questi numeri, insieme a 3 e al 33 erano, e sono, importanti per capire la Commedia; ricordate che Dante nel XIX canto del Paradiso per ben 3 volte chiude un endecasillabo con la parola Cristo. Ma il 3 ed i suoi multipli erano cifre care anche ai Templari.
Un segno anche questo? Un messaggio per chi ha scienza e coscienza? In un contesto straordinariamente simile, per ambasce politiche e crisi economiche, al nostro, ognuno, Bernard d’Outremer come Giovanni da Lucca come Antonia, troverà la risposta. E in alcuni casi saranno risposte amare, drammatiche.
Francesco Fioretti mostra una conoscenza enciclopedica dell’opera riuscendo altresì ad amalgamare una trama ricca di documentazione con il giusto thrilling; il tutto senza strafare, senza esagerazioni strambe, senza improbabili colpi ad effetto (tipo ninja nel medioevo!) che non pochi autori riescono (beati loro) ad inserire a cuor leggero. Il cammeo di un giovane Petrarca è un inserimento ad hoc.
Niente di tutto questo, ci si cala con rapidità nella trama e nello spirito dei tempi. Come dicevo, alla fine ognuno trova le risposte, anche il lettore troverà analogie e risposte e nuove domande.
Vi lascio con qualche indizio.
Quale filo sottile lega il Sommo Poeta Dante con i Templari?
E in che modo un enigma, un lascito templare è legato all’enigmatico Sator?
E in che modo tutto ciò trova pace e svelamento là, da qualche parte, nella mefitica zona che gli antichi chiamavano Epiro? Massimo Bencivenga
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